di Alberto Sofia 19/02/2014
Il premier incaricato vorrebbe un ministro «politico», di fiducia, con caratura internazionale. Ma il nome di peso non è stato ancora trovato. Il Nuovo Centrodestra avanza la carta Alfano, ma tra i favoriti restano il presidente dell’Istat Carlo Padoan e l’ex rettore della Bocconi Guido Tabellini. Avanza la candidatura dell’ex presidente Telecom Franco Bernabè. La carta segreta? Il fedelissimo Graziano Delrio.
Un ministro «politico», di fiducia, con caratura internazionale. In grado di lavorare per la crescita e l’occupazione, rassicurando allo stesso tempo Bruxelles e i mercati. Questo il profilo che corrisponde ai desideri di Matteo Renzi per l’incarico di ministro dell’Economia del suo esecutivo. Un nome per il Tesoro però – almeno a livello ufficiale – non c’è ancora, nonostante le rassicurazioni del premier incaricato, che punta a chiudere entro il fine settimana la composizione della squadra di governo. Alcune candidature tecniche – in linea con l’indirizzo degli ultimi governi, considerati gli ex Vittorio Grilli (nel governo Monti) e Fabrizio Saccommani (con Letta) – sembrano essere sfumate. È il caso di Lucrezia Reichlin, data fino a poco tempo fa tra i favoriti. L’economista ha spiegato ieri sull’Unità di non essere stata contattata e di condividere poco quel che conosce del programma renziano. Sul suo nome ci sarebbe anche l’ostracismo di parte del Pd. Anche Franco Bassanini, presidente della Cassa Depositi e Prestiti avrebbe rifiutato l’incarico. Secondo Repubblica, il segretario del Pd non ha ancora trovato quel nome politico di peso desiderato per la poltrona di Via XX Settembre.
Per questo sarebbe costretto a ripiegare: non pochi quotidiani riportano tra i favoriti il presidente dell’Istat Carlo Padoan, insieme all’ex rettore della Bocconi Guido Tabellini. Ma non solo: per la Stampa, invece, tra i favoriti c’è anche l’ex presidente Telecom Franco Bernabé. Le sue quotazioni sarebbero in ascesa, anche se il suo nome potrebbe alla fine essere preso in considerazione per lo Sviluppo Economico. Smentite da fonti di Bankitalia, invece, le indiscrezioni circolate su un incarico affidato a Ignazio Visco. C’è poi una carta segreta per Renzi: quella che risponde al nome di un fedelissimo, di caratura politica, come Graziano Delrio. Potrebbe essere l’ex sindaco di Reggio Emilia a spuntarla alla fine, anche se i dubbi restano per la scarsa esperienza internazionale.
IL GOVERNO RENZI E IL NODO ECONOMIA – Il nodo dell’Economia resta lo stallo principale per il nascente governo Renzi. Un rebus che il Nuovo Centrodestra ha “tentato” di risolvere avanzando la proposta di affidare l’incarico al leader Angelino Alfano. Rassicurato sulla mancata presenza di Sel in maggioranza, Ncd tiene anche alla questione “posti di governo”. Non soltanto si punta a difendere le poltrone già occupate durante l’esperienza Letta (ad eccezione delle Riforme, ndr) e a non mollare il Viminale.
Dentro il partito c’è anche chi gioca al rilancio: «Il presidente incaricato sta cercando un ministro dell’economia “politico”. Io credo che l’unico uomo politico, allo stato, che possa essere autorevolmente proposto a tale incarico è Angelino Alfano», ha dichiarato Mario Baccini. Secondo Baccini, il ministro dell’interno attuale sarebbe anche «l’unico in grado svolgere nei confronti dell’Europa e per l’Italia il presidio necessario contro derive populiste e di svilimento del grande ruolo del nostro Paese». Tanto che, secondo Baccini, il nome di Alfano all’Economia sarebbe «apprezzato anche da Silvio Berlusconi e Mario Draghi». In realtà, sembra più una provocazione che una possibilità, considerato come difficilmente Renzi affiderà allo scomodo alleato il ruolo più importante del suo esecutivo.
Alle forze politiche che ieri, durante le consultazioni, hanno chiesto al premier incaricato di svelare chi sarà il futuro ministro, il segretario del Pd si è limitato a spiegare di avere una serie di carte da potersi giocare, mantenendo il più stretto riserbo sul nome. Se per Repubblica ormai è derby tra Tabellini e Padoan, con l’incognita dell’economista Luigi Zingales e del possibile inserimento a sorpresa di Graziano Delrio, la Stampa ha riportato invece come il nodo sia stato già risolto dal futuro premier. Ma non solo: ieri si è tornato a ipotizzare anche il possibile scorporo, con le Finanze separate da Tesoro e Bilancio.
IL REBUS AL TESORO – C’è anche chi considera in pole l’ex presidente Telecom Franco Bernabé. Nonostante le perplessità sulla mancata esperienza in Europa, Renzi potrebbe alla fine optare proprio per Delrio. La soluzione giusta, per il segretario, per evitare di ripetere i precedenti scomodi di passate legislature, con gli scontri tra Palazzo Chigi e Via XX Settembre. Sullo sfondo resta però anche la possibile conferma di Fabrizio Saccomanni. «L’ho già detto, se me lo chiedono ci rifletterò», ha risposto il diretto interessato, interpellato sulla possibilità di restare alla guida del Mef. Saccomanni ha però precisato di non essere stato chiamato dal presidente del Consiglio incaricato, Matteo Renzi. Tutto mentre si continua a lavorare sul numero di ministeri e sugli eventuali spacchettamenti (si punta al numero massimo di 18 dicasteri) e non scompare nemmeno la possibilità di Luca Cordero di Montezemolo come ministro del Made in Italy. Ieri il presidente Ferrari si è limitato a un “no comment”, ma non mancherebbe il pressing per una sua entrata nella squadra di governo.