Da ex Dc, poi confluito nel pianeta Pdl come co-fondatore, fino al “moderatismo” come vangelo. È uno di quelli che di cattolici e cristiano democratici se ne intende. Ed è sua l’analisi sulla fine del “ceto medio”.
Mario Baccini, ex ministro Berlusconiano, ora interprete come presidente del Microcredito della necessità di espandere il credito sociale per dare risposte ai più deboli, sceglie affaritaliani.it per un’analisi del risultato elettorale con un focus specifico su Roma, dove il Pd ha superato di gran lunga il dato nazionale e dove la crescita dell’M5S ha segnato il minimo storico del centro-destra e della destra romana.
Allora Baccini da ex Dc come vede questo voto romano?
“Partiamo dal dato nazionale che è necessario per capire. Ci sono tre elementi di riflessione, perché dobbiamo pensare che si è trattato di consultazione europee e non politiche o amministrative. Il primo è che il Paese ha affidato a Renzi il compito di cambiare l’Europa. Il secondo elemento è che questo lavoro dovrà farlo insieme a Grillo e il suo Movimento. Da ultimo la sorpresa dell’Ncd che, partendo da una scissione e come forza di Governo “responsabile” ha avuto la sua affermazione dalle urne”.
E a Roma che fine hanno fatto i cattolici e i moderati?
“Penso che nel nuovo bazar della politica quel 50 per cento che non ha votato non abbia trovato il prodotto. Mi spiego meglio: i sommovimenti degli ultimi ani, hanno segnato la fine dell’Italia del ceto medio. Un pezzo della cosiddetta borghesia s’è spostata sul Pd con la fine della “copertura” di Berlusconi che aveva aperto la speranza con la trasformazione della politica in marketing. E proprio quella trasformazione aveva favorito la nascita della Lega che parla direttamente al mondo dei piccoli imprenditori. Nel tempo ai bisogni si è sostituito il marketing elettorale, tant’è che i partito sono imprese e che viaggiano più sui social che sulle risposte ai bisogni delle persone. Dunque, il mondo è cambiato e la middle class con esiste più. O perlomeno si è ridotta dal 60 per cento della popolazione al 28 per cento. In sintesi, quei moderati che c’erano, si sono ridotti e hanno guardato altrove. Molti hanno scelto il Pd che è riuscito a rinnovarsi con un leadership, altri hanno preferito il Cinque Stelle. Nel mezzo non c’era più nessuno”.
Che futuro c’è per quei “centristi sopravvissuti”?
“Chi vuole il loro consenso deve ricostruire un’offerta con “prodotti reali”. Quindi parlare di bisogni reali e dare risposte nuove”.