Come cercherò di dimostrare, il fatto che ci troviamo alla fine di un’epoca che, nel bene e nel male, ha segnato la nostra storia, obbliga a prendere in seria considerazione il bisogno di nuovo che si intravede all’orizzonte. Non sappiamo ancora con certezza di cosa si tratta. Ciò che si può verificare, per il momento, sono solo alcuni indizi che orientano a vedere una nuova epoca. E’ ancora difficile poter affermare chi sarà il protagonista di questa stagione. Ciò che ritengo importante e’ che, in un tempo di transizione come questo, la politica illuminata senta la necessita’ e la responsabilità di farsi carico di trasmettere un patrimonio vivo di cultura e di contenuti valoriali che non possono cadere nell’oblio. Se ciò avvenisse le conseguenze sarebbero nefaste per la stessa civiltà che si vuole costruire. Essa nascerebbe cieca e monca. Incapace di quardare al futuro e impossibilitata di edificarlo. Solo una tradizione viva , infatti, capace di sostenere e consolidare il patrimonio costruito nel tempo, può garantire un genuino futuro.
Non sarebbe la prima volta che uomini pubblici* ispirati dalla dottrina sociale della chiesa cattolica si assumono questo compito. La nostra storia mostra con evidenza il ruolo che essi hanno saputo svolgere nei momenti di crisi culturale, politica e di passaggio epocale. E’ sufficiente quardare a personaggi come Fanfani, De Gasperi che seppero, di fronte a cambiamenti profondi del quadro geo politico, assumersi responsabilità di indirizzo per quidare le riforme necessarie. Oppure basti pensare a Rosmini che non interpreto’ il principio della giustizia sociale in modo olistico, a partire da una fantomatica “Ragin di Stato”; in pratica, non trasferisce la responsabilità dell’esercizio della virtù della giustizia alla “Stato”. Per Rosmini ” le persone sono principio e fine dello Stato. Sono esse che costituiscono , che assegnano lo scopo e i limiti, per cui lo Stato e tutti gli organi statali sono dei semplici mezzi per le persone che ne sono realmente il fine”.
Sono gli uomini pubblici e non lo Stato, visto nella veste tecnico burocratica, a dover gestire il criterio interpretativo della nozione di “bisogno di nuovo”.
Questa e’ la vera sfida dei nostri tempi. Mario Baccini
*l’uomo pubblico e’ una categoria morale. Si nasce uomo pubblico come si nasce intelligente o deficente. Uomo politico può diventare chiunque, che poi faccia bene o male questa e’ un’altra storia.